SPIRANTHES CERNUA

Spiranthes cernua

Di alcune terricole a fioritura primaverile abbiamo già scritto (i Cypripedium, le Bletille, le Calanthe) ma sino ad ora non abbiamo mai trattato di una orchidea terricola a fioritura estiva o autunnale : la Spiranthes cernua.

Non comune da vedere, in quanto la rosetta vegetativa assomiglia ad un’erbaccia e molti orchidofili non hanno il posto e le condizioni per coltivarla all’esterno.

Il termine Spiranthes deriva dal greco che descrive la bella forma dell’inflorescenza e cioè del classico “fiore a spira”.

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I CYMBIDIUM “CASCADE”

Due Cymbidium alla finestra!

Dei Cymbidium ha scritto Simone a suo tempo, con dovizia di particolari, in uno dei primi articoli comparsi su questo blog.

Nello stesso, Simone annoverava tra le “pecche” del classico Cymbidium a fiore grande (diffuso prevalentemente nelle zone fredde del continente asiatico, soprattutto nelle regioni elevate delle Cina e alle pendici dell’Himalaya, territori soggetti per lo più ai due monsoni, uno asciutto e secco e uno piovoso) le grandi dimensioni della pianta o per meglio dire l’ingombro della stessa che, una volta passata l’ammirazione per la fioritura, lascia posto alla demotivazione per l’ingombro e per la differente gestione nella coltivazione.

Oggi parleremo del cugino del Cymbidium descritto in premessa, il Cymbidium Cascade che è una pianta dall’aspetto simile al classico Cymbidium Indiano, ma con dimensioni più ridotte e adatte ai nostri appartamenti (di media è allocato in vasi di altezza di 20 cm e la parte fuori terra ha un’altezza di circa 40 cm), ha foglie molto più morbide, con degli pseudobulbi di dimensioni minori e inflorescenza a “cascata” invece che eretta e lunga come quella del comune Cymbidium. Leggi tutto “I CYMBIDIUM “CASCADE””

GALEANDRA BILOBA

Il “casco dell’uomo”… perché in latino “galea” significa casco e la forma di questo fiore assomiglia proprio agli elmi dei “Conquistador” spagnoli .

Una macro di Galeandra biloba.

Della Galeandra abbiamo già scritto nell’articolo sulle Catasetinae meno conosciute dove trovate molte foto di una pianta – in ogni sua parte – di Fred Clarke.

Sicuramente la specie che più è conosciuta di questo genere botanico è la G. baueri, mentre la G. biloba (che trattiamo in questo articolo), lo è un po meno. Sono piante tipiche del Sudamerica, che seguono tutte le più generiche indicazioni per la coltivazione di questo gruppo (le Catasetinae) quali il riposo invernale e le forti irrigazioni in fase vegetativa  – dove la Galeandra è forse impropriamente collocata . Leggi tutto “GALEANDRA BILOBA”

STELIS SUPERBIENS

Il genere Stelis comprende quasi 300 specie epifite, perlopiù di piccola dimensione, caratterizzate da piccoli fiori che crescono lungo steli eretti.

Stelis Superbiens su zattera

Questa specie è tipica dell’America centrale e meridionale arrivando sino al Perù. Il suo habitat naturale sono quindi le foreste dell’Ecuador, del Costa Rica, dell’Honduras e del Nicaragua dove vive ad altitudini variabili tra i 1000 e i 2000 metri, passando da temperature calde a quelle, se non fredde, quantomeno fresche.

Le temperature ideali quindi dovrebbero essere da serra “fresca – intermedia” ed oscillare tra i 12-15° di minima notturna e i 23- 26° di massima diurna in condizioni climatiche relativamente stabili. Leggi tutto “STELIS SUPERBIENS”

NEOBENTHAMIA GRACILIS

La “palla floreale” della Neobenthamia gracilis.

Come scriveva John Gunther

L’Africa, sotto certi aspetti, non è affatto un Continente Nero, è sfolgorante di luce.”

Una lucente folgorazione…

La Neobenthamia gracilis !

Generalità.

E’ una pianta tipicamente africana, endemica della Tanzania, identificata quale orchidea da serra intermedia/calda.

Cresce come terrestre o come litofita, in situazioni simili a quelle dell’Epidendrum Radicans, sulle rocce o comunque su ampi spazi di terreno, ad altitudini che oscillano tra i 400 e i 2000 metri , in zone luminose calde ed umide. Leggi tutto “NEOBENTHAMIA GRACILIS”

POLYSTACHYA PUBESCENS

Una pianta che ho coltivato in attesa di regalarla a Valeria , pianta proveniente da uno sfortunato acquisto direttamente dall’Africa.

Fiori Polystachya Pubescens

Habitat naturale.

E’ una pianta originaria del Sudafrica, di piccole dimensioni, portante fiori di un giallo brillante con la parte inferiore dei petali con strisce rosse tendenti al marrone. Nel loro habitat naturale le piante fioriscono in primavera e all’inizio dell’estate ma tenuta in orchidario non è difficile vederla fiorita anche in questa stagione, come si può vedere dalle foto di quest’articolo. E’ litofita, prosperando nelle fosse arenariche che si riempiono di resti di foglie e di terra, ma vive anche come epifita sugli alberi, dove il più delle volte è esposta direttamente al sole. Leggi tutto “POLYSTACHYA PUBESCENS”

COELOGYNE MOOREANA

La bellezza del grande fiore di una Coelogyne mooreana. Foto © Daniele Menotti-Pratesi

Io continuo a stupirmi. È la sola cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta.”
(Oscar Wilde)

Non so se lo stupore sia sufficiente per considerare la vita degna di essere vissuta, ma sicuramente questa pianta, di stupore e meraviglia, ne ha suscitato molto in me.

E l’ho subito comperata!

Forse la pianta più costosa della mia collezione , ma ne valeva la pena!

Vi lascio con una scheda di coltivazione di chi me l’ha consigliata, l’amico Daniele Menotti-Pratesi.

Coelogyne Mooreana . Rolfe, 1907 Leggi tutto “COELOGYNE MOOREANA”

PHALAENOPSIS EQUESTRIS (scheda di coltivazione).

Phalaenopsis Equestris Orange, Coerulea, Aurea .. Varietà botaniche o (più o meno) ibridate… bianche, rosa o arancione… con forme diverse ma sostanzialmente uguali.

Phalaenopsis Equestris. Vista d’insieme.

Per vedere, solo parzialmente, quante  possono essere queste piante date un occhiata a questo link

Ma attenzione… Sulla Phalaenopsis Equestris in rete si trova tutto e il contrario di tutto!

E’ stata una delle mie prime “botaniche” senza particolari esigenze, sia rispetto alla stragrande maggioranza delle botaniche ma anche delle sue “più comuni sorelle ibride” e cioè della stragrande maggioranza delle Phalaenopsis che troviamo in quasi tutte le case, vendute dai Garden o dagli Ipermercati.

Di seguito quindi una scheda riassuntiva di come la coltivo. Leggi tutto “PHALAENOPSIS EQUESTRIS (scheda di coltivazione).”

COELOGYNE CRISTATA . COME FARLA RIFIORIRE!

Su quella che considero la “regina delle orchidee” ho già scritto una dettagliata scheda di coltivazione ( si veda link di rimando in fondo al presente articolo).

Fioritura febbraio 2019

 

Avere una fioritura quando si compera una pianta magari già prossima alla stessa , è molto facile.

Non lo è ( per molti) se la dobbiamo far rifiorire noi, nel corso del ripetersi degli anni.

La coltivo oramai da tre anni, e sino ad ora, rinvasi compresi, non mi ha mai tradito. ( Per chi non lo sapesse molti coltivatori dicono che, come lo

Psychopsis è una pianta permalosa che non rifiorisce almeno per un anno dopo le divisioni e i rinvasi ).

Cosa per me non vera perchè l’ho sia divisa che rinvasata al fine di donarla agli amici toscani Marco e Francesca!

E’ sicuramente una pianta che va capita … e per capirla bisogna osservarla!

Abbiamo detto che, prima di fiorire, necessita di un periodo fresco e asciutto che coincide, come tempistica, con la fine dell’autunno, inizio dell’inverno.

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CLASSIFICAZIONE E SUDDIVISIONE DEI PAPHIOPEDILUM IN BASE ALLE LORO ESIGENZE E CARATTERISTICHE – Come coltivarli.

Lo scorso anno dopo 40 anni di appassionata attività, la “Riboni Orchidee” ha cessato la stessa, e il Signor Riboni Alfredo è andato meritatamente in pensione. Le sue orchidee hanno riempito molte abitazioni (compresa la mia!) e serre ma soprattutto molto ho appreso dai suoi preziosi consigli .

In rete si trova molto sulla coltivazione dei PAPHIOPEDILUM, comunemente conosciuti come “pantofole di Venere”, ma la scheda più completa ed esaustiva, che ci fa capire quale sia il Paphiopedilum più idoneo alla nostra abitazione e al nostro modo di coltivare a mio modesto parere era quella che si trovava sul sito del Signor Riboni ( pubblicata inoltre anche sul bollettino nr. 1 del 2015 dell’Associazione Lombarda Amatori Orchidee) .

Su mia richiesta il testo mi è stato cortesemente trasmesso e di seguito la condivido considerandolo una “pietra miliare su questa specie”.

Nel mondo delle Orchidee il Signor Riboni ha lasciato un vuoto. Buona pensione Signor Riboni. Grazie per tutto Alfredo!

PAPHIOPEDILUm – COME COLTIVARLI di Riboni Alfredo.

Genere comprendente circa 80 specie, il numero può variare in funzione dei tassonomisti che le inseriscono come genere a sè stante o come varietà.

Sono distribuite in tutto il sud-est asiatico, India, nelle isole del Pacifico, sud della Cina, Vietnam e vivendo ad altitudini molto variabili le loro esigenze climatiche sono molto diverse.

Tutte le specie sono comprese nell’allegato I° della CITES, la convenzione di Washington per la protezione della flora e della fauna, tutto il genere è strettamente protetto ed è vietata la raccolta in natura. Fortunatamente è un genere largamente riprodotto artificialmente.

Sono piante erbacee, senza pseudobulbi, che producono al centro di ogni vegetazione (che può variare da qualche centimetro ad oltre un metro) uno stelo florale che partendo da pochi cm. può arrivare ad oltre un metro, portando da uno a circa 15 fiori. Questi possono essere di dimensioni molto variabili: da qualche cm. per il Paph. helenae a petali di oltre un metro per alcuni cultivar di Paph. sanderianum. Un corto rizoma unisce ogni vegetazione, solo alcune specie (Paph. druryi, Paph. armeniacum Paph. micranthum) quando le piante sono adulte, tendono a sviluppare un rizoma più marcato.

In natura i Paphiopedilum sono quasi tutti terrestri, crescono nei detriti vegetali nella parte superiore del terreno, in anfratti rocciosi calcarei. Qualche specie , invece, come epifite sui tronchi ricchi di muschio e sui rami più bassi.

Suddivisi per comodità in quattro grandi gruppi a seconda delle loro caratteristiche, si differenziano notevolmente gli uni dagli altri.
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