È una pianta molto sensibile alle divisioni ed al rinvaso…
Si raccomanda di non disturbare le radici. Le Coelogyne non amano il rinvaso e dopo lo stesso o dopo la divisione, potrebbero non fiorire per 2-3 anni.
Si, l’uso del condizionale lo trovo molto doveroso! 🙂
Devo, con piacere, smentire quanto si trova scritto in rete perché, come potete vedere in foto, la fioritura dopo la divisione quest’anno è stata più generosa del solito.
Una volta formati i getti floreali (getti che se non rimangono in quiescenza per molti mesi, a partire dal tardo autunno si sviluppano sicuramente molto lentamente), ed essendo stato un inverno molto soleggiato con temperature relativamente miti (e con temperature in serra nelle prime ore del mattino abbastanza elevate), qualche bicchiere d’acqua l’ho dovuto dare al fine di evitare un eccessivo raggrinzimento degli pseudobulbi. Parlo, nello specifico della Coelogyne cristata, (ma questo vale per tutte le Coelogyne a fiori grandi che si coltivano in ambiente fresco, quelle della regione Himalayana, dell’India e del sud-est asiatico quali la C. mooreana e la C. mossiae) ma anche dei Cymbidium e dei Dendrobium nobile.
Le Coelogyne sono per lo più piante epifite, che resistono ai forti acquazzoni e alle grandi masse d’acqua estive a condizione che si asciughino tra un’annaffiatura e l’altra abbastanza velocemente o che le radici siano molto areate e che inoltre abbiano la giusta temperatura, che di solito coincide con l’inizio del monsone estivo.
L’inverno, se si bagnano le piante, le temperature più fredde non permettono al substrato di asciugare nel giusto tempo (per ovvi motivi di spazio e di praticità vengono coltivate in vasi con adeguato substrato, come la gran parte delle nostre orchidee) e il risultato sono le punte marroni o secche all’apice delle foglie.
Questo è generalmente l’indicatore che la pianta ha avuto le radici bagnate troppo e troppo a lungo, che il substrato si sta decomponendo, sta perdendo la sua capacitò di drenaggio e sta modificando il suo pH, generalmente diventando troppo acido.
Stiamo praticamente soffocando la nostra pianta!
Analogo discorso vale quando l’eccesso di sali si accumula attorno alle radici, ma non è sicuramente questo il caso dal momento che in inverno questo genere di piante non viene fertilizzato.
Tornando a quanto detto all’inizio, penso che aver effettuato la divisione a fine fioritura e nel momento in cui le piante avevano cominciato a riprendere vigorosamente la crescita, abbia contribuito a non stressare troppo la pianta e a farle sopportare la divisione con lievissimi contrattempi nella crescita. L’aver diviso con pseudobulbi belli gonfi ha fatto poi il resto, permettendo alla pianta di fornire nutrimento ai nuovi pseudobulbi in crescita e alla formazione delle nuove radici.
Particolare attenzione all’inizio della nuova crescita e subito dopo la divisione va posta alle temperature, che non devono essere troppo fredde ma neppur troppo calde e abbastanza costanti, con illuminazione che non deve essere troppo intensa. Ergo, per questo scopo, il mese di maggio sembra essere il migliore, in quanto la fioritura dovrebbe essere già stata ultimata e la ripresa vegetativa cominciata.
Insomma l’acqua, la luce, la temperatura e il giusto movimento d’aria sono il mix necessario allo scopo, e per quanto riguarda la divisione delle piante nello specifico, vi invito a leggere e guardare le immagini nell’articolo medesimo al link sopra citato.
Buona lettura!
Che MERAVIGLIA!!!
Faccio i miei più vivaci COMPLIMENTI per queste bellissime fioriture così candite e molto abbondanti che hai avuto dopo la divisione dell’anno scorso!
Allora è tutto andato meglio del previsto? Le nuove piante hanno beneficiato di essere messe in una nuova dimora: è dovuto anche ad una coltivazione un pò diversa rispetto a quelle che davi prima? Oppure è anche una questione di spazio nel vaso?
Grazie Marco!
Ho scritto quest’articolo solo per confutare (con i fatti) tante sciocchezze che si trovano in rete, molto probabilmente frutto di un copia e incolla ripetuto all’infinito. 🙂
Alle piante non piace che il loro impianto radicale si tocchi, ma se la “pedicure” la fai con gli strumenti adeguati anziché con il “machete”, e prestando attenzione, tutto ciò è opinabile.
Ho sbagliato a non mettere anche qualche filo di sfagno e della perlite e questo comporterà una più abbondante irrigazione nel periodo estivo o nella stagione “monsonica”, termine che poco si addice alle nostre latitudini dove l’acqua comincia a scarseggiare sin d’ora. Ma il mio scopo era quello di poter dare delle lievi nebulizzazioni o qualche tazzina d’acqua in inverno e cioè è servito in un inverno mite e soleggiato come quello appena passato.
Il metodo di coltivazione è sempre lo stesso, lo spazio nel vaso non è molto più abbondante di prima e perciò posso affermare o sostenere che molto probabilmente un inverno così secco e luminoso come quello passato ha fatto sentire a casa (Himalaya 🙂 ) le mie Coelogyne Cristata… o almeno mi piace pensarlo! Ergo il clima ha la sua importanza.
Come ha importanza non stressare troppo la pianta con la fioritura prolungata.
E per questo qualche giorno fa ho potato i fiori ! Ora mi concentro per fare in modo che la ripresa vegetativa riprenda alla grande!
Uno dei miei tanti mentori mi ha sempre detto che :
“Il coltivatore che non conosce l’habitat della propria orchidea distrugge il proprio ego e la pianta stessa.” 🙂
Ciao!