Endemico delle foresta monsoniche del Perù e del Brasile sudorientale, dove cresce quale orchidea epifita ad altitudini comprese tra i 500 e i 1000 metri.
Questo Catasetum è perciò tipico delle zone soggette ai due monsoni a clima perlopiù caldo, e le stesse condizioni climatiche vanno ricreate per poterla far crescere al meglio nelle nostre regioni. Non nego che, data la zona dove abito, generalmente le mie temperature si accostano più a temperature idonee alle zone intermedie (anche in serra), ma questa specie ha dimostrato di sapersi adattare.
E’ una pianta di medie dimensioni, anche se il getto floreale può superare i 35 cm, con circa 20 fiori (se di sesso maschile) per stelo, di un colore verde giallo maculato e alle volte la si può trovare in commercio anche di colore più scuro, tendente al marrone. L’inflorescenza femminile, come per altre Catasetinae invece, porta da uno a tre fiori.
La tratto come la maggior parte delle Catasetinae che possiedo e già descritte in questo blog, innaffiando regolarmente durante la fase vegetativa e riducendo fino a sospendere le irrigazioni quando le piante perdono le foglie e durante la dormienza.
Rammento che durante la dormienza, deve esserci una giusta umidità al fine di evitare che gli pseudobulbi avvizziscano troppo. La pianta che ha generato i fiori maschili che si vedono nelle foto di quest’articolo è stata coltivata nel mio orchidario con umidità costante all’80% e bassa intensità di luce. Il prossimo anno, al fine di ottenere fiori femminili, la porterò nella serra esterna dove vi è molta più luce e minor umidità.
Come per tutte le altre Catesetinae, quale substrato uso bark, pomice, lapillo vulcanico, perlite, sughero, muschio di sfagno. Il mix va miscelato in giuste proporzioni tenendo sempre presente il proprio sistema di irrigazione e l’ambiente di coltivazione.