Ho mostrato antipatia per il Cyc. pentadactylon , molto probabilmente per il colore maculato che gli conferisce un aspetto “finto”, quasi “falso” che mi ricorda tanto Crudelia De Mon della “Carica dei 101” 🙂 , personaggio piuttosto odioso… amo invece il “cugino”, anche se da alcuni il Cyc. Cooperi viene considerato quale sinonimo del Cyc. pendactylon, nonostante la differenza di colore e pigmentazione.
I Cycnoches non hanno la stessa fama e lunga storia di coltivazione e di ibridazione dei Catasetum, ma in questi ultimi anni vengono largamente usati per creare spettacolari ibridi. Come sempre un sentito ringraziamento a Fred Clarke per l’autorizzazione all’uso delle sue foto (le foto di proprietà S.V.O. riportano in didascalia © “Sunset Valley Orchids”), non per ultime quelle in galleria fotografica dove potrete ammirare anche alcuni ibridi.
Tra il Cyc. pentadactilon e il Cyc. cooperi personalmente penso sia molto più intrigante il cooperi, entrambi appartenenti al “gruppo” Heteranthae che comprende oltre ai due precedentemente citati, il Cyc. Herrenhusanum e il Cyc. Barthiorum.
Pianta endemica del Perù ma trovata anche in Brasile, presente nelle foreste umide pluviali a basse altitudini in clima tropicale, il cooperi ha fiori appariscenti e profumati, può generare fiori maschili se coltivata in situazioni più ombreggiate e di maggiore umidità o femminili se coltivata con molta luce e meno umidità. Il tipo di fioritura dipende, come per molte altre Catasetinae, in base alle variazioni climatiche più o meno ottimali. Più raramente la pianta può portare entrambi i fiori come si vede nella foto a lato.
Il Cyc. cooperi ha il fiore più grande ed è il più generoso nelle fioriture del gruppo “Heteranthae” sopra citato. I colori dei fiori possono variare dal verde chiaro al marrone scuro, un color “cioccolato” tanto per capirci, con tonalità ramate sbalorditive. La mia modesta fioritura è di quest’ultimo colore, modesta in quanto la pianta è molto piccola, una pianta per la quale avrei dovuto sacrificare prima il getto floreale al fine non sottrarre energie alla stessa, ma la curiosità era troppo forte!
Come per molte piante Peruviane, identificare il clima di provenienza è piuttosto arduo vista la diversità climatica dello stesso, come scritto nell’articolo sulla Galeandra biloba. Nella zona di provenienza l’inverno, come lo intendiamo noi è assente, è un orchidea sicuramente da serra calda che non subisce periodi lunghissimi di siccità.
Anche per questa pianta , come fatto per la Galeandra biloba, consiglio di osservare i segnali che ci dà la stessa, lo sviluppo vegetativo, l’ingiallimento e la caduta delle foglie; di solito a fine dicembre dovrebbe averle perse tutte ed entrare in una dormienza molto più breve di quella di altre Catasetinae. La pianta che si vede in foto ha fatto il riposo da novembre a inizio gennaio, periodo in cui non è stata bagnata e contemporaneamente ha emesso il getto floreale e nuovi pseudobulbi. Ha fatto un riposo molto lieve perdendo le foglie da uno pseudobulbo e mantenendole sull’altro.
Insomma non è la classica Catasetinae da dormienza “decisa” , ha sicuramente bisogno di umidità attorno alle radici, ma non di acqua nel periodo di scarsa vegetazione o dormienza. Ricordiamo che nel suo habitat naturale le precipitazioni sono basse ma non completamente assenti durante l’inverno e moderate durante tutto l’anno. Per questo il metodo di Maurizio alias Miko e cioè quello di posizionare i pseudobulbi puliti in un cestello svuotato dal substrato è l’ideale.
In cosa consiste e quali gli effetti del metodo Miko?
Anche se nel suo habitat naturale qualche pioggia o la presenza costante di rugiada mattutina e comunque l’elevata umidità ambientale è sempre presente (anche in inverno), il ricircolo dell’aria, la ventilazione è sempre costante e l’asciugatura è garantita.
In appartamento, in orchidario o in serra, dove l’inverno deve essere caratterizzato da assenza di irrigazione, diminuzione di temperature e diminuzione di luce, la cosa è più difficile, sia che si bagni, sia per un’umidità che non è così ottimale. Le ventole non hanno la stessa forza del vento.
Tenendo presente che è consigliato rinvasare ogni anno questo tipo di pianta, si coglie l’occasione per estrarre la Cycnoches cooperi dal suo substrato e dal vaso quando la stessa va in dormienza. Dopo aver fatto un bel restyling della pianta rimuovendo le vecchie radici, si collocano gli pseudobulbi “nudi” in un vaso o in un cestello completamente vuoto fino a quando in primavera non compariranno le nuove crescite. Consiglio di visionare le foto di Maurizio al link sopra inserito.
Si può così ricreare l’habitat naturale, nebulizzando le radici leggermente una volta alla settimana o ogni dieci giorni a seconda del vostro ambiente di coltivazione.
L’assenza di qualsiasi substrato attorno alle radici facilita l’immediata asciugatura e, non appena si nota la nascita di nuovi pseudobulbi (di solito in primavera e dopo la dormienza), la pianta dovrà essere collocata in un nuovo substrato cominciando l’irrigazione al consueto sviluppo delle radici con adeguata lunghezza e capacità di assorbimento.
Le piante vengono solitamente coltivate in bark pezzatura media, con perlite e sfagno. Ho provato a coltivarla in substrato minerale e, pur non amando questo tipo di substrato, devo dire che per la Cyc. Cooperi è ottimale, anche se le irrigazioni devono essere più frequenti.
E’ una pianta che ama la costanza, sia per la temperatura – serra calda – ( sui 30° di giorno e 20° la notte), sia per l’umidità che dovrebbe essere piuttosto elevata (circa l’80%) .
Faccio però presente che io l’ho tenuta in orchidario, dove l’umidità è ottimale ma a temperature d’appartamento con una media di 22° la notte arrivando anche ai 28° di giorno essendo lo stesso colpito dai raggi solari. E pur non avendo rispettato un grande sbalzo termico tra giorno e notte, la pianta è magnificamente fiorita dandomi una grande soddisfazione.
La ricreazione degli habitat naturali in appartamento è solo all’inizio!
Vi lascio con la galleria fotografica di alcuni Cyc. Cooperi di Fred Clarke. Tutte le immagini sono © “Sunset Valley Orchids”.
- 1 Cyc. cooperi fiore femminile
- 2 Cyc. cooperi fiore femminile
- 3 Cyc. cooperi ‘Mem Pat Worthington’
- 4 Cyc. cooperi ‘Very Good’ (‘SVO III’ FCC-AOS x ‘Mem. Pat Worthington’ AM-AOS)
- 5 Cyc. cooperi ‘Mem Pat Worthington’
- 6 Cyc. cooperi ‘Mem Pat Worthington’
- 7 Cyc. cooperi ‘Mem. Pat Worthington’ AM-AOS
- 8 Cyc. cooperi ‘Sunset Valley Orchids II’
- 9 Cyc. cooperi ‘Sunset Valley Orchids II’ AM/AOS
- 10 Cyc. cooperi ‘Sunset Valley Orchids III’ FCC/AOS
- 11 Cyc. cooperi ‘SVO’ HCC
- 12 Cyc. cooperi ‘SVO’ III FCC
- 13 Cyc. cooperi ‘SVO’ III FCC fiore femminile
- 14 Cyc. cooperi ‘SVO’ III x ‘Mem. Pat Worthington’
- 15 Cyc. cooperi fma. ayacuchoensis ‘SVO Green Emerald’
- 16 Cyc. cooperi green fiore maschile
- 17 Cyc. cooperi Green HCC
- 18 Cyc. cooperi x barth fiore femminile
- 19 Cyc. cooperi x barth
- 20 Cyc. cooperi x Cyc. Jean E. Monnier
- 21 Cyc. cooperi x Cyc. Loddigesii
- 22 Cyc. cooperi x M Midnight
- 23 Cyc. cooperii x Cyc. haagii ‘SVO’
Ho scoperto di aver seguito una via “stravagante” ora definita Metodo Miko!
Grazie ! troppo onore, è sempre un piacere leggerti!
Quella che tu definisci “via stravagante” è un sistema che molti coltivatori di catasetinae usano.
Pensa che alcuni, quando le catasetinae entrano in dormienza, puliscono gli pseudobulbi, le mettono in scatoloni di cartone e li portano in cantina completamente al buio e al fresco.
Questo però va in netta contraddizione con il metodo di Fred Clarke, e in particolare su quanto consiglia per la luce e a quanto succede in natura, dove le giornate sono luminosissime anche se asciutte e dove nessuno pulisce gli pseudobulbi dormienti.
A tanto non sono mai arrivato (ma magari un giorno lo proverò 🙂 ).
In entrambi i modi per il periodo invernale un ottimo risultato si ottiene e cioè si libera molto spazio per almeno 3-5 mesi all’anno!
Grazie ancora per aver fatto da apripista!