Dopo anni di coltivazione in appartamento e di lotte contro la scarsa umidità (soprattutto quando il riscaldamento è acceso e cioè, in Trentino da ottobre a tutto aprile), prendendo anche spunto da quanto realizzato da Magda , mi sono deciso a realizzare un orchidario per le mie piante da serra intermedia e calda.
E per non farmi mancare nulla ne ho realizzati ben tre in modo da costituire un unico “mobile” che fungesse per questa funzione e nell’unico posto della casa disponibile.
Ho usato dei classici “terrari”, delle dimensioni di 110 cm x 45, i primi due di altezza 60 cm e quello superiore di altezza 50 cm.
Gli orchidari sono delle mini serre per ambienti interni, dove lo scopo è quello di ricreare il microclima degli habitat naturali delle orchidee (luce, aria, temperatura, umidità etc).
A differenza dell’ambiente domestico, l’orchidario permette di coltivare anche su zattera, cosa per me sino ad oggi impensabile, dove le radici delle piante epifite possono stare a radice nuda in un ambiente controllato.
Con gli strumenti che il mercato oggi fornisce, tutto è realizzabile, anche un orchidario da serra fredda e che ricrea condizioni ambientali specifiche e caratteristiche per alcuni generi di orchidee (ad esempio quelle che richiedono un notevole sbalzo termico tra giorno e notte), ma al fine di non complicarsi troppo la vita trattiamo in questo articolo la realizzazione di un orchidario per piante abituate ad un ambiente piuttosto stabile come piuttosto stabile è la temperatura dei nostri appartamenti. Per questo il mio orchidario non ha un sistema di regolazione della temperatura.
Detto questo si devono anche valutare, prima di tutto, alcune cose che sono per me ovvie ma che forse è opportuno ribadire. In un orchidario non ci possono stare tutte le piante, soprattutto quelle di dimensioni piuttosto ingombranti, e quindi si deve studiare a priori che tipo di piante volete mettere nello stesso, le loro dimensioni sia durante il loro ciclo vitale che in fioritura (una catasetinae da 60 – 80 cm di altezza con magari una fioritura su ramo floreale pendente di altrettanta dimensione – vedi Clowesie – risulterebbe impossibile).
Ma non scoraggiatevi.
Non per spirito anticonformista o per aspirazione a distinguermi, ma faccio mia una frase di Charles Bukowski:
“Quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri si diventa tutti gli altri”.
Ma forse sarebbe più giusto dire che se sapete osservare le vostre piante non dovete aver paura di pensare in modo diverso dagli altri.
Questa premessa per ribadire che la progettazione è essenziale, al fine di ricreare sia l’habitat naturale che per dare un tocco personale ed estetico al vostro orchidario.
L’aspetto estetico.
Non mi dilungherò molto su questo.
Non volevo un “contenitore spoglio”, che sembrasse un classico acquario riempito di piante, quindi con della schiuma espansa, opportunamente modellata e ricoperta di stucco per piastrelle, ho ricreato tre sfondi diversi.
Creare un effetto sasso sporgente, tronco etc, sarebbe stato bello ma mi avrebbe sottratto spazio prezioso, quindi ho creato sulla schiena di tutti gli orchidari un effetto decorativo che richiamasse le pareti sulle quali le orchidee dimorano.
Una volta asciutto ho ricoperto lo stucco con del silicone trasparente (che funge tra l’altro anche da isolante dove l’acqua può scorrere) e vi ho ho messo dei materiali per fondi degli acquari oltre che della fibra di cocco.
Siamo quindi giunti al primo problema che mi ero posto e cioè come ricreare umidità senza tanti nebulizzatori o umidificatori all’interno degli orchidari.
L’umidità.
Da principio volevo far scorrere l’acqua sulla parete rivestita e appena descritta ma, al fine di un controllo più immediato ho deciso di farla risalire attraverso una pompa e ricadere nel medesimo contenitore mediante un pezzo di gomma sporgente come si può vedere in foto.
Il semplice ricircolo di acqua corrente innalza di molto l’umidità all’interno dell’orchidario.
La maggior parte dei possessori di orchidari ha come primo problema l’ eliminazione dell’acqua che tende ad accumularsi sul fondo dello stesso.
Io invece ho fatto in modo che sul fondo del terrario, dove vi è uno strato di più di tre centimetri di argilla espansa, l’acqua permanga in modo stabile in modo che con il caldo evapori naturalmente verso l’alto.
Sopra il primo strato di argilla espansa ho messo quindi una rete (tipo quella per zanzariere) sulla quale ho posto uno strato consistente (circa 2 cm) di carbone vegetale, ancora un’altra rete e un paio di centimetri di substrato finale sul quale appoggiano i vasi. L’ultimo substrato è pomice per l’orchidario (quello più in basso), un mix di fondo per acquari e altro materiale minerale che avevo per gli altri due.
In questo modo, abbinando l’acqua che corre e l’evaporazione dal fondo del terrario, ho un’umidità che spazia in un range che va dall’80 al 90%.
La ventilazione.
La scelta del terrario è stata effettuata in quanto volevo un ambiente dove l’aria potesse circolare e non fosse stantia.
Essendoci molta umidità, la ventilazione ha lo scopo di movimentare l’aria e favorire l’evaporazione dell’acqua .
La mancanza di ventilazione in un ambiente chiuso e umido genera marciumi e provoca le malattie delle piante, e la sua presenza evita le sicuramente poco salubri zone stantie (troppo calde e troppo umide) facendo in modo di rendere più uniforme la composizione dell’aria.
Le griglie sulla parte frontale e sulla parte superiore del terrario permettono l’entrata e la fuoriuscita dell’aria in maniera naturale. All’interno invece l’aria viene movimentata da due ventole per pc delle dimensioni esterne di 12 cm x 12 cm, ventole regolabili su tre livelli/velocità che posiziono al livello massimo durante il giorno e in posizione media durante la notte.
Ogni ventola ha una CFM (Cubic Foot per Minute) di 50 -53 e 56 e ciò vuol dire che spostano dagli 85 ai 95 metri cubi d’aria all’ora per ogni ventola attiva.
L’ illuminazione.
Ho installato in ogni orchidario una striscia led che riproduce lo spettro solare e la temperatura dei colori più idonea, usando i moduli della AQUAEL LEDDY TUBE RETRO FIT PLANT da 8000 K, cercando di trovare un giusto compromesso con le piante che vi dimorano.
L’illuminamento, che si misura in lux, è il flusso luminoso diviso per la superficie illuminata. Al fine di avere un parametro di confronto, alla stessa ora di un pomeriggio di sole di ferragosto sul davanzale di una finestra schermata ed esposta a sud ho 35000 lux, all’interno degli orchideari 15000. Sulla carta risulterebbe pochina, ma le piante sembrano gradirla e fioriscono in continuazione.
La luce ovviamente è accesa per 12 – 14 ore al giorno in questo periodo.
Il calcolo della luce necessaria è piuttosto complicato e molto tecnico nonché teorico. Vi consiglio di fare delle prove con delle phalaenopsis commerciali e osservare i risultati. Le mie piante in orchidario con i valori sopra indicati fioriscono, quindi altri discorsi puramente accademici in questa seda li lascierò perdere.
E con questo concludo, sapendo di aver affrontato il tema in maniera poco approfondita, tralasciando volutamente i sistemi di controllo dell’ illuminazione e della temperatura ( mediante cavetti riscaldanti o estrattori d’aria), di eventuale nebulizzazione o sistema “fog”, di controllo automatizzato.
Ma per questo ci sono siti specifici ed eventualmente potete chiedere nei commenti.
Per quanto riguarda gli orchidari faccio mia una frase di Giorgio Armani che trascrivo come consiglio finale:
“Eliminate il superfluo, enfatizzate la comodità e riconoscete l’eleganza del poco complicato”.
Vi saluto lasciandovi una galleria fotografica della realizzazione dei miei orchidari.
Salve è da un po’ che vi seguo e mi piace tantissimo… Potrei avere dei Link informativi per la costruzione di un orchidario a casa? Grazie
Ciao, penso che quanto sia stato descritto in questo articolo sia sufficiente per valutare cosa devi ottenere.
Se invece parli di realizzazione molto esaustivo
penso sia questo o questo .
Misure ed altro ovviamente cambiano a seconda della posizione e delle disponibilità.
Tieni presente che la coltivazione delle orchidee diventa ben presto una mania… 🙂 dove lo spazio non è mai sufficiente! 🙂 Comunque in rete ne trovi molti altri!
Buon divertimento!
Buon pomeriggio,
anche io ho creato il mio orchidario delle dimensioni del tuo da 110.
Ho solo phalaenopsis all’interno, alcune appoggiate sul fondo con argilla espansa altre, le più piccole zatterate su corteggia di sugghero.
Ho messo due lampade fitostimolanti, un nebulizzatore che spruzza acqua per due volte al giorno per due minuti e la temperatura minima di 25°C.
Su alcune piante però le foglie tendono a diventare scure mentre su altre le nuove foglioline è come se si seccassero.
Quale può essere il motivo.
Ti ringrazio fin da ora se potessi aiutarmi.
Ciao
Roberta
Ciao Roberta.
Premetto che è difficile fare una valutazione a distanza, ma dopo la lettura del tuo commento, faccio alcune considerazioni che dovrai analizzare.
1) Phalaenopsis, una delle orchidee più semplici ma con la struttura delle foglie fatta in modo che l’acqua potrebbe rimanere tra le “ascelle” delle foglie medesime. Questo porta alla marcescenza del colletto.
2) Fondo di argilla espansa. Se a diretto contatto con le radici uno dei materiali peggiori in quanto il fondo ideale deve garantire il giusto equilibrio tra umidità dello stesso e aria, soprattutto se l’apparato radicale è a diretto contatto con lo stesso. L’argilla è deleteria per la mia esperienza.
3) Lampade. Anche dalla luce può dipendere il colore delle foglie, se poca si scuriscono, se tanta diventano di un verde chiaro. Ma la luce non dovrebbe, ovviamente, far seccare le piantine.
4) Nebulizzatori . Devi valutare se hanno un effetto “fog” o se bagnano proprio la pianta perché nel secondo caso il rischio aumenta di molto.
Tutto ciò può darti una analitica chiave di lettura per la risposta alla tua domanda, ma più nello specifico nel tuo commento non leggo nulla inerente alla ventilazione. Un elemento importantissimo come descritto nell’articolo.
Se non hai un adeguata ventilazione, ricambio o spostamenti di aria le cause sono quelle che hai descritto nel tuo post.
Non ho la pretesa di averti dato la soluzione ma analizza ciò che è carente nel tuo orchidario.
In quasi tutti gli orchidari che ho visto con 15000 lux di media, umidità attorno al 70-80% (attenzione l’umidità relativa è in tutto l’ambiente e nulla centra con le nebulizzazioni) ma soprattutto con adeguata ventilazione non ci sono problemi.
Le phal sono semplici, puoi cominciare a valutare se togliere la nebulizzazione e vaporizzare le sole radici … ma tutto ciò lo devi valutare tu.
Ciao
Buonasera,
Eccomi qui nuovamente a chiedere info.
Ho sistemato il mio orchidario creando delle cascate che scendono lungo le cortecce di sughero sulle quali sono zatterate alcune orchidee, le altre sono appoggiate su argilla espansa. Ho messo una ventola per giro aria.
Loro stanno bene hanno un sacco di steli a fiore ma che nel momento in cui dovrebbero aprirsi diventano gialli e cadono, perché?
Ci sono anche dei moscerini all’interno cosa posso usare per eliminarli?
Vorrei inserire delle foto ma non so come fare.
Grazie mille.
Ciao
Roberta
Ciao Roberta.
Per le foto segui queste istruzioni .
Quando i boccioli seccano si deve individuare la causa che, nella maggior parte dei casi e l’errato ambiente.
Ovviamente si dovrebbe sapere prima di tutto che orchidee tieni nell’orchidario in quanto ogni orchidea ha le sue specifiche necessità.
Genericamente le cause che seccano i boccioli sono, anche se non in questo ordine,
– errata temperatura dell’ambiente
– luce errata (di solito scarsa)
– disidratazione della pianta
– sbalzo termico
– insetti, afidi e tripidi in primis
Analizza questi fattori, e troverai la causa… a distanza è difficile.
Attenzione l’argilla espansa è deleteria per la maggior parte delle orchidee in quanto non assorbe e non rilascia l’acqua ma la trattiene in superficie.
Ti consiglio l’uso dei seguenti materiali come sottofondo e di questo
bark
Anche per gli insetti, prima di dare consigli, si dovrebbe sapere che tipo di insetti sono, perchè ad ogni tipo di insetto corrisponde uno specifico prodotto.
Una volta in commercio vi era il classico “Confidor” che sterminava tutto.
Dai una letta a
questo e a
questo ricordandoti che sono per lo più prodotti fitosanitari.
Ciao
Buona sera Gioacchino,
Queste dovrebbero essere le foto se ho fatto le cose giuste… Scusa ma non sono molto pratica in queste cose.
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Ciao Roberta.
Dunque…
Analizza le cause scritte nel mio precedente commento.
Luce: che tipo di neon è quello ? Lasciando perdere lo spettro solare, riscalda?
Le foglie rosse nella parte superiore darebbero risposta affermativa e anche se non riscalda sembrerebbe troppa.
Il ventilatore muove l’aria, ma vi sono fori di entrata e uscita per il ricambio d’aria?
Le foglie presentano gravi segni di disidratazione che indica che, nonostante vi sia acqua che corre le orchidee sembrerebbero presentare disidratazione.
Inoltre se l’acqua scorre sulle radici non è positivo. Piante tipo le phalaenopsis necessitano di alternanza di bagnato all’asciutto.
Hai un igrometro che misuri l’effettiva umidità nell’orchidario?
A distanza certe risposte potrebbero non voler dire avere l’impressione giusta. Aspettiamo perciò anche la risposta di un mio amico che per passione costruisce orchidari.
Ciao
Ciao,
guardando le foto noto 2 cose che mi lasciano perplesso. Foglie rosse troppa luce o quantomeno luce troppo vicino alla pianta. Zattera con una tubetto che scarica acqua mi pare eccessivo. Bagno ogni 4 o 5 gg. Le zattere estraendole dall’orchidario e lasciandole sgocciolare. Quando chiudo orchidario il piano in materiale plastico bianco deve essere intonso e completamente asciutto, non sono piante acquatiche! Se umidità scende uso un semplice umidificatore per una ventina di minuti, poi azione le ventole ( e sul tetto ho una apertura apri/chiudi per far uscire caldo o troppa umidità. Semmai tengo aperto orchidario così si bilancia con umidità ambientale casalinga.
Secondo me tenere strati di materiale inerte sulla base e per di più bagnato favorisce il proliferare dei tripidi, ecc.
Io uso le solite cartine gialle adesive fissate sul soffitto orchidario interno per catturare i disturbatori alati! ( caso mai alterna queste trappole adesive anche con alcune blu più specifiche per i tripidi). Questi amici alati si concentrano sulle gemme e sui boccioli dove trovano maggior nutrimento con facilità.
Concordo con Gioachino che quasi tutte le piante devono avere una fase bagnata ed una un più asciutta.Tanto è vero che se sento il muschio sulla zattera bagnato salto il ciclo e quindi vengono bagnate ogni 8 giorni. Ognuno poi gestisce le piante come meglio crede e sperimentare è sempre motivo per raccogliere esperienza. Ho solo voluto esprimere un mio parere (di zattere e vasetti in 2 orchidario ne ho più di 100….)
Desidero specificare che quanto ho scritto si riferisce alla gestione autunno/primavera in orchidario. Normalmente non spruzzo le piante per non lasciare acqua in giro. Lo faccio solo su certi Bulbophyllum che tengo a 24° per 8 ore al giorno. Possibilmente poi asciugo la vaschetta di base.
Acqua in giro non la sopporto e secondo me andrebbe bene sui Phragmipedium ma non su tutte le orchidee in generale.
Coao